Editorial
Issue 3 - 2023
Editoriale
Articolo
L’autunno è in arrivo, così anche il numero 3 della nostra Rivista che propone una FAD piuttosto inusuale per noi pediatri in quanto affronta più il malato che la malattia.
Francesco Macrì, insieme al gruppo della Sapienza, ci propone la FAD dal titolo “L’asma nell’adolescente: uno sguardo approfondito sull’impatto fisico ed emotivo”. È un’ottica per noi poco abituale, tuttavia questa chiave di lettura può essere molto utile a comprendere – e trattare – l’asma in una popolazione così sfuggente come quella degli adolescenti. Non solo etiopatogenesi o terapia farmacologica, ma interpretazione dei bisogni del paziente e organizzazione del piano di intervento articolato e – soprattutto! – condiviso. In questo articolo si dimostra che anche in adolescenza il non controllo dell’asma può esitare in un’effettiva diminuzione della funzionalità polmonare e che il non controllo ha basi psicosociali, etniche, ambientali e ormonali – oltreché ovviamente immunologiche – che vi contribuiscono in maniera e misura diverse, con l’esito finale a breve di scarsa attività e resistenza fisica, e alla lunga di rischio incombente di sviluppare precocemente una broncopneumopatia ostruttiva. Il problema principale nell’asma dell’adolescenza quindi non è tanto l’asma, di cui conosciamo bene basi patogenetiche e approccio terapeutico, ma l’età dell’adolescenza: spesso ci dimentichiamo o sottovalutiamo l’impatto dell’età sull’efficacia e sull’aderenza alla terapia, le interferenze emotive e psicologiche, che sono “strutturali” a questa età e che sono potenziate pericolosamente – a circolo vizioso – dalla condizione di malattia cronica. “Vivere con una condizione cronica può portare a un aumento dello stress, dell’ansia e dell’isolamento sociale, con un impatto sull’autostima e sulla salute mentale generale” ci sottolineano gli Autori; ne dobbiamo tenere conto per rispondere adeguatamente alle richieste, anche implicite, mantenendo autorevolezza e capacità di costruire con loro piani di intervento efficaci. Non è certo compito del pediatra affrontare anche gli aspetti psicosociali del carico dell’asma, ma siamo anche consapevoli che questi interventi, specie nelle situazioni più gravi, richiedono uno sforzo collaborativo non solo interdisciplinare, ma anche con il coinvolgimento di tutti gli operatori che gravitano nel mondo dell’adolescente, dalla scuola, alle società sportive, ai sistemi sociosanitari territoriali. Per non parlare dei media e dei social. E tocca ai pediatri di gestire il processo, tenere le fila dei diversi interventi e di articolare la formazione/informazione degli operatori per arrivare ai ragazzi e motivarli a seguire i percorsi di riabilitazione e cura perché se curiamo bene il bambino e l’adolescente asmatico evitiamo o almeno cerchiamo di evitare lo sviluppo in età adulta di forme croniche respiratorie.
Un lavoro decisamente interessante è quello prodotto dalla Commissione sulle Malattie Allergiche e Rare coordinata da Elio Novembre, che ci fa prendere coscienza di vivere in un mondo sempre più allargato (il villaggio globale) che ingloba diversi stili alimentari e nuovi alimenti e piatti che non appartengono al nostro ambiente e alla nostra cultura: l’esposizione a queste sostanze non sempre è inoffensiva e può causare problemi. L’articolo si diffonde sulla descrizione di allergeni importati e ci può permettere di inquadrare così situazioni nuove e per noi inedite. Il più noto di questi allergeni è rappresentato dall’Ambrosia artemisiifolia L. (ambrosia comune), una pianta infestante originaria del Nord America e che attualmente è piuttosto diffusa nella parte occidentale della Lombardia, da cui è prevedibile si diffonda ulteriormente ad altre regioni italiane vista la sua capacità invadente. Un altro esempio di pianta importata è rappresentato dalla cannabis: in questo caso la diffusione purtroppo è indotta dal desiderio di consumo personale – non certo dall’uso terapeutico del prodotto che è ben controllato –. Di qui il diffondersi di estese – e nascoste – coltivazioni illegali. Più complesso è il problema degli allergeni alimentari in quanto, se ogni alimento che ingeriamo è potenzialmente allergizzante, possiamo ben comprendere come si allarghi lo spettro di possibili noxae alimentari con il diffondersi sempre più massiccio di alimenti che sono propri della cucina orientale, della cucina centro- e sud-americana, come pure di quella africana o giapponese. Questi piatti stanno cambiando le nostre abitudini alimentari e creano una miriade di potenziali “colpevoli” di allergia alimentare. Ma altri potenziali allergeni si delineano all’orizzonte e alcuni sono già attuali: ad esempio, la recente autorizzazione all’immissione in commercio sul mercato europeo e quindi italiano di quattro farine di insetti: Acheta domesticus, Tenebrio molitor, Alphitobius diaperinus, Locusta migratoria. Nulla da eccepire sulla bontà dell’iniziativa e sulla salubrità del prodotto, ma certamente si aggiungono nuove molecole che non facevano parte della nostra alimentazione abituale e che potrebbero, come ogni altra, indurre reazioni allergiche. Infine, c’è un altro aspetto “nuovo” di cui dobbiamo mettere conto, creato dall’insieme di cambiamenti climatici e di intensificazione del traffico aereo commerciale: l’introduzione accidentale in Europa e in Italia di uno specifico imenottero, la Vespa Velutina o Calabrone asiatico, insetto che si è potuto sviluppare rapidamente anche nei nostri climi trovandovi un habitat ideale.
In considerazione di tutti questi rapidi cambiamenti, dovremmo adeguare il percorso diagnostico e terapeutico delle patologie allergiche e la lettura di questo articolo ci allerta sulle possibili esposizioni ambientali e ci aiuta quindi a inquadrare correttamente e risolvere quadri clinici dubbi.
Segnaliamo, infine, che in questo numero inizia una nuova rubrica, che auspichiamo possa essere “ospite fisso” anche dei prossimi numeri: la lettura commentata con l’epicrisi di un caso clinico.
Per inaugurarla, Cristiana Indolfi discute di “Allergia al grano o celiachia? Storia di un caso clinico”. Sono esperienze molto didattiche, da cui possiamo trarre spunti di riflessione e suggerimenti per la pratica clinica e sollecitiamo tutti a parteciparvi o a segnalare casi clinici non necessariamente complessi o rari, anzi! Sono molto più didattici spesso i casi semplici, le situazioni in cui ci potremmo trovare tutti. Leggiamo con attenzione questo, esperti e meno esperti, nella speranza che molti di voi vogliano contribuire attivamente a questa rubrica.
Buona lettura a tutti!
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